È arrivato il momento di lasciare la metropoli ultramoderna per fare spazio alla bellezza di Penang. Un’isoletta sulla costa nord-occidentale della Malesia in equilibrio tra avanguardia e tradizione.
I primi a popolarla furono i cinesi, il loro quartiere heritage è famoso infatti per i suoi templi buddhisti, circa una ventina, vicinissimi l’uno con l’altro. In via Lebuh chulia ce n’è uno particolarmente suggestivo da rubare con prepotenza la mia attenzione. È addobbato con almeno 100 lanterne rosse e l’odore di incenso che lo avvolge è un invito ad entrare. In fondo al patio c’e’ un’imponente statua del Buddha circondata da doni di ogni genere. Davanti a lei una famiglia impegnata a pregare. Rimango distante di almeno 20 passi non vorrei risultare la solita crucca invadente, Resto a guardarli senza dire niente.
La Madre si volta e mi sorride. Lo fa un’altra volta ed io contraccambio, poi mi porge la mano e si presenta.
Il suo nome è Wen, parla un inglese fluente ed è nata e cresciuta sull’isola.
Stupita Le chiedo il perché delle decorazioni e dei doni cosi generosi e lei si precipita a rispondermi. “Oggi è un occasione speciale, è il nono giorno dei festeggiamenti per il capodanno cinese” mi racconta con fierezza. Tiene molto a precisarmi il significato degli oggetti presenti e mi invita ad usarli. Con un’infantile eccitazione le dico di si.
Wen dice che posso fare una domanda a cui sto cercando risposta e al quale Buddha risponderà si o no. Tra le mani due sassi a forma di mezzaluna che devo far cadere: se cadranno entrambi dallo stesso lato la risposta sarà un si e solo a quel punto potrò scegliere uno dei bastoncini di legno numerati posti nel cestino accanto. “Ciascun numero è associato ad un biglietto con una frase che il destino ha pensato per te”, mi spiega Wen.
“Un rito incredibile penso, come Un regalo incartato dentro un altro regalo.
Pazzesco ripenso.
Ok è il momento di pensare alla domanda.
Difficilissimo.
Oddio? E se poi mi dice no?
Basta. Faccio cascare i sassi. Il millisecondo di attesa più infinito della storia. Riapro gli occhi ma Wen è più veloce: mi dice che sono fortunata, la risposta è sì. Riguardo quelle due mezzelune distese a pancia e me le immagino ridenti.
Ma io comincio a crederci davvero.
Corro a prendere il #numero.
Agito la scatola come fosse una Caracas, e Casca il bastoncino numero 22.
#Il tuo.
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