Nabil guida una 4x4 tutti i giorni. Trasporta e intrattiene i turisti da nord a sud di agadir.
Ti incanta con 1000 storie sulla riserva che attraversa il fiume sous.
Unico sito naturale dove poter ammirare esemplari di fenicotteri e piante secolari di ibis. Prosegue il percorso facendoti sognare tra le dune del piccolo Sahara di dam Youssef per poi convincerti di avere fame e fare una sosta dal suo amico Mohannad, giovane abitante del villaggio berbero vicino all’antica capitale di tiznit.
Senza neanche accorgertene ti trovi seduta per terra a mangiare #Tagine e cous cous. Berberi, dice. Finiamo di sorseggiare l’immancabile thè alla menta prima di ripartire per la prossima tappa meticolosamente improvvisata. È il momento del villaggio dei pescatori a picco sull’oceano. Un paesaggio davvero mozzafiato, di quelli in cui ti vorresti fermare a pensare un po’.
Mi avvio alla scoperta della grotta, ma rimango indietro aspettando che Nabil si faccia strada. Mi offre una lucky strike ai frutti rossi. Penso alla caduta di stile. #Sorrido, Non importa. Accetto con piacere. Mentre mi parla mi accorgo di quanta nostalgia nascondi il suo volto: Nabil ha studiato design e ha una laurea in lettere antiche, sogna di diventare un grafico, odia il re e crede che il governo sia estremamente corrotto.
Dice che il Marocco sia pieno di risorse che solo in pochi riescono a sfruttare. Nel frattempo ha già tirato fuori le bozze dei suoi progetti che con orgoglio mi mostra scorrendo le dita sul suo smartphone.
Credo abbia #talento, ma non me intendo.
È stanco di fare il trasportare, vorrebbe trasferirsi in Europa ma non ha i soldi per comprarsi un finto permesso di soggiorno. È finita la sigaretta. Non era poi così male.
Ecco, È arrivato il pescatore: riparte lo spettacolo e Nabil è pronto a esibire il suo sorriso migliore e un’altra storia al retrogusto di sogni irrealizzati.
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